venerdì 16 febbraio 2018

Nel cuore di Nizza Monferrato: la Signora in rosso

di Lucia Bongiorni

Bisogna sapersi perdere, qualche volta. Perdersi nella bellezza di una città nel cuore del Monferrato; nelle sue vie strette, sotto i portici antichi che ti fanno sentire in un tempo passato, quando di macchine per strada ce n'erano davvero poche e l'acciugaio - magari quello che arrivava dalla Val Maira - arrivava fino alla piazza con un vecchio carro e due cavalli. Bisogna sapersi perdere, qualche volta. Imparare a sentire il suono dei propri passi e imparare a camminare con il naso all'insù, con la stessa innocenza di un bambino che vede le cose per la prima volta. Bisogna sapersi perdere, qualche volta, per imparare a stupirsi ancora, mentre s'intravede il blu del cielo comparire tra le cimase.

Una domenica d'inverno, tra le Langhe e il Monferrato, mi sono persa nella bellezza di Nizza Monferrato, una città che mi accolse bimba e che, ancora oggi, io guardo con quelli stessi occhi stupiti. Una città che racconta una storia che sa di  tradizione e di passione, di vini nobili, di gente dal cuore grande. E proprio nel cuore della città, tra i mattoni antichi di un palazzo nobiliare del XVIII secolo, Palazzo Crova,  un giardino che profuma di fiori anche d'inverno accompagna a scoprire una signolare "Signora".

Antipasto della tradizione
Vineria e ristorante, La Signora in Rosso accoglie i suoi ospiti tra le rosse volte della cantina di Palazzo Crova, un tempo appartenuto ai baroni Crova di Vaglio e oggi pregevolissima sede - oltre che della vineria - di alcuni importanti presidi del territorio. Caldo e confortevole, la luce si rifrange sulle numerose bottiglie a lato della sala, biglietto da visita della terra che oggi mi accoglie. Incapace di scegliere, non posso resistere ai piatti tipici di questo Piemonte che è stato il mio primo amore.

Profumo di mela verde e scaglie di Parmigiano
L'antipasto della tradizione propone la carne di fassona piemontese battuta al coltello, uno squisito vitello tonnato e un'insolita insalatina con mela verde e scaglie di Parmigiano. Tre assaggi che sanno del pranzo della festa, di artigianalità e di tradizione, oggi resa irresistibile e ricercata dalla cremosa e inaspettata insalata invernale. I raviolini "al plin" - piccoli e quadrati - sono morbidi e gustosi: conditi con semplice burro fuso e salvia, proprio come a casa; la tagliata di fassona piemontese è tenerissima, sapida: perfetta nella sua irresistibile semplicità. Un pranzo inaspettato in una cornice d'incanto in cui è così semplice dimenticarsi il ticchettio insorabile dell'orologio. Sulle labbra e nel bicchiere, un rosso che sa di rose e di frutti di bosco, il Ruché di Castagnole Monferrato DOCG Laccento di Montalbera: un vino dal profumo intenso e dal gusto di seta.

La tradizione nel piatto: raviolini al "plin"


Tagliata di fassona piemontese
Ultima sorpresa sulla tavola, la grappa di moscato: un sorso - o forse due - dopo il caffé, per sentire un profumo che evoca il caldo del legno nella neve d'inverno. Un ristorante incantevole, dalla rara atmosfera senza tempo; personale cortese, sempre sorridente e così meravigliosamente accogliente.



Bisogna sapersi perdere qualche volta, per ritrovarsi nelle strade del Monferrato, tra ciuffi di canne e vigneti che disegnano il confine oltre il quale c'è il cielo. Poco oltre, sulla strada, la via per Canelli, per Santo Stefano Belbo. Ma questa è già un'altra storia, un po' sogno, un po' nostalgia, ma senza tempo. Infiniti istanti di bien vivre.