di Lucia Bongiorni
Per qualche motivo di cui noi
stessi siamo più o meno consapevoli, vi sono luoghi che risiedono, da sempre,
in un angolo del nostro cuore. E se per luogo noi intendiamo i profumi, i
colori, i ricordi antichi o meno, il declivio dolce delle colline che si perde
oltre le canne e l’idea del mare che si possa sempre intravedere oltre la
prossima curva, dopo il prossimo filare, allora esso cessa di essere un “luogo”
per divenire una parte della nostra anima. Questo è per me il Piemonte: il
profumo della torta della nonna e la collina appena oltre il torrente, di
fronte alla casa della mia infanzia. Una terra che sa esprimersi in grandi vini
e in piatti sempre legati alla memoria del territorio, contadina oppure
borghese: una cucina saporita, vera, viva, incessantemente valorizzata dalle
tante sagre che colorano le piazze di paese durante l’estate e che culminano
nella conclusiva Fiera delle sagre
settembrina. E se “le Langhe non si perdono”, per citare l’amato Cesare Pavese,
nemmeno si perde la tradizionale buona cucina piemontese e langarola, che
continua a onorare la ricchezza di un territorio sempre da scoprire o da
ritrovare, come in un gioco in cui il tempo, sempre il nostro tempo, ricopre un
ruolo fondamentale.
Una cena tra amici è l’occasione
per ritrovare antichi sapori in alcuni piatti
legati a un territorio a me tanto caro. Protagonista dell’antipasto e
del primo, dopo una Giardiniera alla
maniera antica servita con il tonno, il Seirass, ricotta piemontese mista,
soda e compatta: deliziosa, diviene l’ingrediente principale di piccoli
gnocchetti serviti con funghi porcini trifolati, possibilmente della Val d’Aveto,
e di una crema con basilico e tonno servita con croccanti grissini
tradizionali.
Polpettine di menta e spezie in carpione |
Più legato alla tradizione
rustica e contadina delle Langhe, una delle seconde portate è costituita da
piccole “Birille” di carne macinata, insaporite da spezie e da un trito di menta
freschissima e profumata quindi servite in un carpione di forte aceto rosso e
vino. Come riporta Giovanni Goria nel prezioso “Cucina del Piemonte collinare e
vignaiolo”, pubblicato da Franco Muzzio Editore, un piatto in carpione che si
presta ad essere servito anche nelle calde serate estive - “cibo assai grato nell’estate, perché
acidino, fresco, stuzzicante” (G. Goria, op.cit. pag. 77) - e conservabile per
più giorni, come usavano fare anche i contadini langaroli, divenendo sempre più
gustoso.
E poi? Che dire d'altro, se non che mi è stato detto che sono una donna coraggiosa, perché ho avuto il "coraggio" di cucinare per uno chef. Ma a tavola, prima di ogni altra cosa, esistono l'amicizia e il sorriso, così il profumo della tradizione diventa il tempo dell'amicizia: brevi ma infiniti istanti di bien vivre.
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